La Parrocchia

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La Parrocchia. UNA VOLTA
La comunità cristiana di Mussolente ha radici antiche, risalenti a prima dell’anno 1000, però la prima notizia documentata è una bolla papale del 1185 che cita la Pieve di S. Pietro in Mussolente.

Trattandosi di “parrocchia di confine” la sua storia registra diversi passaggi di appartenenza tra le diocesi di Feltre, Belluno e Treviso. Esiste documentazione storica di una prima appartenenza alla diocesi di Treviso (sentenza Podestà di Verona 19 ottobre 1193).
Il passaggio poi alla diocesi bellunese è documentato, tra l’altro, dalla concessione del titolo di chiesa arcipretale, da parte del vescovo di Belluno il 20 gennaio 1700; fu sempre tale vescovo, nel 1802, a consacrare il sacro edificio.
Il ritorno definitivo alla diocesi di Treviso fu sancito da Pio VII con bolla del 1° maggio 1818.
Il primo nome del parroco di Mussolente, storicamente accertato, risale al 1395.
Nel 1855 il paese contava 1087 abitanti con 555 maschi e 532 femmine, il parroco era Antonio Mardegan da Fanzolo.

Seguirono poi:

dal 1887 al 1899 Liberale Dal Secco;
dal 1900 al 1915 Domenico Cipriani;
dal 1916 al 1919 Luigi Castagna;
dal 1922 al 1938 Giuseppe Capitanio;
dal 1938 al 1969 Fortunato Marchesan;
dal 1969 al 1996 Emilio Cazzaro;
dal 1996 al 2016 Piergiorgio Magaton;
dal 2016 ad oggi Alessandro Piccinelli.

(dati tratti dal volume “Mussolente Casoni terra di Misquile” editrice Minchio 1982)

1936-storia Madonna Acqua (d.Pietro Ceccato)

La Parrocchia. IERI e OGGI
Abbiamo sintetizzato alcune curiosità storiche, compreso l’elenco dei parroci da metà dell’800 a oggi. Vi sono però notizie più recenti non ancora diventate storia, quindi scritte solo nella memoria degli anziani del paese; tra queste il vorticoso passaggio della nostra comunità dalla civiltà e cultura contadina alla civiltà e cultura industriale e quindi all’attuale società consumistica.


A guidare la Parrocchia nella prima parte di questo viaggio è stato Mons. Marchesan.
Coloro che sono nati prima degli anni 40 ricordano ancora l’immancabile messa e vespero domenicale nella chiesa sulla collina, percorrendo a piedi due volte la Viarotta. Le processioni con “stendardi e cappati” (esistevano ancora le confraternite che avevano i propri stendardi e divise) e il trasporto della sacra immagine della Madonna dell’Acqua nella cappella Cimberle.

Don Marchesan aveva però in mente il progetto di creare un centro per il paese, giù in pianura. Si iniziò con le s. messe nella sala parrocchiale vicino all’asilo (poi divenuta Cinema Italia, ora demolita per edificare il centro parrocchiale) e poi la grande avventura della nuova chiesa: carri tirati da buoi che andavano a prelevare sassi e sabbia in Brenta e uova (che venivano vendute per finanziare le spese) portate dai bambini, ogni mattino quando, prima di andare a scuola, frequentavano l’ora di catechismo.

Di quel tempo sono le primeesperienze di

colonia estiva sotto le tende nella località Lepre e quindi a Val Malene.
Intanto una consistente fetta di giovani emigrava alla ricerca di lavoro..

Finalmente, dopo gli anni sessanta, si avviò l’attività industriale che fermò l’emorragia della emigrazione. Costruita la canonica e la cripta, il cuore della parrocchia si era spostato in pianura.

Nell’onda del moderno, oltre al velo dalla testa delle donne, erano spariti anche “stendardi e cappati

” Nello scantinato della canonica e poi nella cripta, si avviò l’attività della scuola media. Poi Monsignore se ne è andato, lasciando incompleto il suo sogno: chiesa e concentrazione del paese.
Don Emilio ne ha raccolto la difficile eredità e ha accompagnato il crescere della comunità nel periodo dell’entusiasmo dello sviluppo industriale. È stata completata e consacrata la chiesa, ristrutturata la colonia a Val Malene, avviata una vivace attività associativa che ha visto

la comunità prendere coscienza del ministero del laicato.

Nel novembre 1996 è arrivato don Piergiorgio, per accompagnarci in un momento difficile per l’imperante consumismo, ma ricco di possibili prospettive per l’abbondanza di conoscenze e mezzi a disposizione.
Oggi la nostra Parrocchia è una comunità di 1.340 famiglie, per un totale di 3.772 abitanti (dicembre2003).
La Parrocchia, intesa come Ente Religioso, è affidata al Parroco, mentre la partecipazione dei laici avviene tramite il Consiglio Pastorale Parrocchiale (C.P.P.) e il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (C.P.A.E.).
Presso la vecchia chiesa parrocchiale, ora Santuario della Madonna dell’Acqua, risiede una comunità di Padri Dehoniani (noti come Sacerdoti del Sacro Cuore), che svolgono attività pastorale nel territorio e aiutano il Parroco nell’ assistenza religiosa alla comunità.
Oltre alla collaborazione ufficiale tramite il C.P.P. e C.P.A.E., coadiuvano il Parroco molti laici, in forma personale o riuniti in gruppi, ma tutti a titolo volontario. Nelle pagine seguenti sono sinteticamente presentati tali gruppi, in quanto partecipi della vita parrocchiale organizzata, ricordando però che altri laici si impegnano, meritoriamente, in varie attività volontaristiche di sostegno alla comunità civile .
Come ogni comunità, anche la parrocchia sussiste ed opera con il sostegno di beni economici. La

nostra comunità dispone di un patrimonio: Chiesa Parrocchiale, Santuario, Casa Canonica, Centro Giovanile S. Michele e Colonia di Val Malene.  È anche proprietaria di due unità abitative (ex abitazioni del cappellano e del sagrestano), il cui affitto è l’unica entrata fissa (le altre proprietà sono state vendute per realizzare il Centro S. Michele).
Con la revisione del Concordato è stata operata una radicale modifica nella questione economica: sono cessate le sovvenzioni da parte dello Stato e costituiti Organismi Economici per il sostegno del Clero, articolati a livello nazionale e diocesano (finanziati dal fondo 8 per mille e offerte deducibili).
Ogni attività pastorale comporta il sostenimento di talune spese. La chiesa, la canonica, il centro parrocchiale, la colonia, richiedono manutenzione ed hanno costi di gestione; il Parroco, che è nostro “Pastore” e svolge il servizio a totale beneficio della popolazione, deve essere spesato. Un generoso flusso di offerte, che la Comunità  alimenta costantemente, permette di far regolarmente fronte a queste spese.

CENNI STORICI SANTUARIO

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